S. Maria e i suoi Tesori

Ferdinando Reggiori. Il Santuario di S. Maria presso San Celso e i suoi Tesori

U n arco che più largo e completo non si potrebbe desiderare, nell’empireo dei valori spirituali, storici, artistici della nostra Milano; un luminoso immenso arco, davvero, potrebbe essere definito questo mirabile gruppo monumentale di San Celso: magari appena noto ai più per certe usanze famigliari (la visita degli sposi alla Madonna, subito dopo la cerimonia nuziale, per lasciarvi il mazzetto dei fiori d’arancio e trarne una propiziatrice benedizione); poi, perché ricordato dal Porta, il grande poeta vernacolo (con la scena sferzante verso certa nobiltà del suo tempo, nella « Preghiera » di donna Fabia Fabron De Fabrian); infine, ammettiamolo pure, celebrato per una eccezionale preziosità dei suoi cimeli (la famosa croce aurea detta di Chiaravalle); e tutto lì. Ebbene, ben altro c’è da raccontare, dà invitare a vedere, da scoprire veramente, nell’ambito di tesori che, per essere davvero tali, non è necessario sieno essi d’oro, d’argento o di pietre preziose. Uno dei luoghi più santi della Milano antichissima, uno dei luoghi più splendenti della Milano di ogni tempo, devota, generosa, prodiga di bellezze. Vi invitiamo a percorrere, anche a brevi tappe, questo lungo e luminoso cammino. È un panorama di fatti, eventi, iniziative, creazioni di meraviglie, quale maggiormente fascinoso non si potrebbe svolgere, desiderare, gustare.
L’avvio, manco a dirlo, deve essere preso ai tempi del grande Vescovo Sant’Ambrogio; gran scopritore di corpi santi, gran cacciatore, si direbbe, di Martiri della fede cristiana. Doveva essere, così, che, dopo le clamorose scoperte compiute nell’area di Porta Vercellina (il Cimitero dei Martiri, per eccellenza, là dove stava innalzando la « sua » Basilica),

Ambrogio volle dare un’altra prova della sua instancabile attività pastorale. In un vasto campo piantumato a gelsi, a quasi un chilometro dalle mura di Massimiano, pressa poco al centro tra le arterie radiali di Porta Ticinese e di Porta Romana, nel punto precisamente denominato dei « tre mori », evidentemente per l’esistenza di tre gelsi di particolare rigoglio, ecco riapparire nello scavo il corpo del Martire Nazaro; era il 10 maggio, probabilmente del 395, come informa Paolino, il biografo del Vescovo, precisando ch’egli era appena rientrato a Milano da Aquileia, ove s’era incontrato con l’Imperatore Teodosio. La scoperta della preziosa reliquia veniva giusto a punto, poiché Ambrogio stava, allora, portando a termine un’altra delle sue Basiliche, precisamente quella dedicata agli Apostoli, ai margini della città, lungo la spettacolosa via porticata che conduceva alla Porta Romana, quest’ultima nobilitata anche da un maestoso arco quadrifronte; trasferendo nel nuovissimo sacro edificio il corpo del Martire appena esumato; cosicché ecco crearsi, da allora e per sempre. il titolo di San Nazaro…

(Estratti dal libro edito dalla Banca Popolare di Milano,1968)
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