La Basilica di S. Celso

LA BASILICA DI S. CELSO

D el tempio romanico-lombardo, costruito prima del 1000, ne rimane circa un terzo. Il resto fu demolito nel 1821 per dare luce al Santuario. L’abside interna è in cotto ed è molto vicina all’originale. Un fregio gentile, pure in cotto, terminante in piccole sculture, segna l’inizio del bel catino.
L’altare è la sovracassa di marmo che ha contenuto per secoli il sarcofago con le Reliquie di S. Celso, ora in Santuario, all’altare accanto alla sacristia. In antico era addossata al muro del coro e serviva come altare.
Dalla “fenestrella confessionis” si vedeva solo la scena centrale del sarcofago: Gesù con Pietro e Paolo e da questa apertura i fedeli introducevano per devozione pannolini e oggetti.
I pilastri che sostengono la volta sono originari e originari i capitelli, molto ornati, di forma classica romano-corinzia.

Particolari di capitelli delle colonne di S. Celso.

Particolari di capitelli
delle colonne di S. Celso.

A destra dell’altare una nicchia con una Madonna di stile bizantino del 1473 di Stefano Fedeli. A sinistra un affresco rotondo con una Madonna seduta, del secolo XV, di autore ignoto, ritoccato nel 1773.

La pila dell’acqua santa è di forma puramente lombarda; non è delle origini, ma molto antica.

Acquasantiera in pietra

Acquasantiera in pietra

La facciata fu ricostruita da Luigi Canonica nel 1854, dopo l’arretramento della chiesa. Si ispirò alla facciata a capanna, tipica di queste chiese. La nativa facciata era stata rovinata non poco con elementi, presi dallo stile barocco. Portale, rosone, architravi delle porte minori sono dell’antichissima facciata. Anzi per il portale alcuni pensano sia di una costruzione ancor più antica, basandosi sulla tecnica molto approssimativa. Sull’architrave del portale: scene della vita e leggenda dei SS. Nazzaro e Celso. Da sinistra: i due santi in attesa del martirio, la cattura, Nerone li aspetta per condannarli, S. Nazzaro prega e fa l’elemosina ai poveri, i santi vengono precipitati in mare dalla barca, i soldati pregano i due martiri.
L’affresco della lunetta, la Madonna tra i Santi Nazzaro e Celso, è del Cerano. Fu trasportato durante l’arretramento della facciata. I battenti sono del 1454, in legno intarsiato, divisi in tante formelle con motivi floreali che si ripetono.
Sulle prime formelle in alto a sinistra, S. Ambrogio tra i Santi Gervaso e Protaso; a destra, la Madonna tra i Santi Celso e Benedetto.

Portale: “La Madonna tra i Santi Nazzaro e Celso” (affresco)
Portale: “La Madonna tra i Santi Nazzaro e Celso” (affresco)
Abside
Abside

Sulla sinistra della facciata, la lapide con la pianta del S. Celso primitivo, ricorda la ricostruzione della facciata e l’acquisto di tutto il complesso: chiesa, monastero, terreno, da parte del Santuario, dopo la soppressione napoleonica.
Sul muro di destra i segni delle arcate demolite. Nella prima è riportata una bifora della cupola del Dolcebono. Colonne e capitelli sono i pezzi originari, conservati dopo le riparazioni del secolo scorso. I capitelli sulle colonne esterne furono murati qui dopo la infausta demolizione.
Sul muro troviamo molte lapidi mortuarie, resi del cimitero cristiano, sorto intorno al luogo del martirio dei SS. Nazzaro e Celso. E dello stesso cimitero sono i tre sarcofaghi, uno completo di coperchio a capanna. Uno sguardo al campanile romanico, che nonostante i ritocchi subiti lungo i secoli, in sostanza, risale agli inizi del tempio.
La parte meglio conservata e certamente delle origini è l’abside esterna, visibile dal giardino retrostante. Gli speroni forti e sporgenti e le “bocche di forno” sono espedienti caratteristici dell’architettura del secolo X.